Riassumendo, questi sono i principali fattori forzanti dei nostri tempi, e rappresentano una sfida inedita e di enorme portata per la nostra civiltà:

1. Il cambiamento del clima dovuto alle emissioni di CO2 sta preparando per noi un pianeta più caldo, tra2 e 5 °C in più a fine 2100; il Mediterraneo è destinato a divenire più torrido e siccitoso d’estate, immaginiamoci un’estate 2003 permanente.

2. I ghiacciai alpini saranno pressoché estinti verso la metà di questo secolo e i fiumi europei avranno meno portata idrica in estate, con riflessi su agricoltura e produzione energetica.

3. Gli eventi estremi (alluvioni, tempeste ecc.) potranno aumentare di intensità e frequenza con maggiori danni per le attività umane.

4. Il livello dei mari è in aumento e verso fine secolo potrebbe essere di circa un metro più elevato.

5. Gli oceani si stanno acidificando a causa dell’aumento della CO2 atmosferica, mettendo a rischio molte forme di vita.

6. Il ciclo dell’azoto è pesantemente alterato.

7. Il fosforo, elemento fertilizzante indispensabile ai vegetali, è sovrasfruttato e costituirà presto un limite alla produttività agraria.

8. La popolazione è troppa (7 miliardi) e continua ad aumentare.

9. Le risorse petrolifere mondiali «facili» sono in rapido esaurimento.

10. Le risorse naturali, le foreste e gli stock ittici sono sovrasfruttati.

11. La biodiversità è gravemente minacciata e molte specie si stanno estinguendo a un tasso molto superiore a quello geologico medio.

12. Cementificazione ed erosione stanno riducendo la disponibilità di suolo agrario fertile.

13. Inquinamento e rifiuti sono ovunque in aumento e minacciano la salute dell’uomo e degli altri viventi.

14. L’economia di mercato non funziona, le disparità aumentano.


Questi condizionamenti stanno già determinando reazioni:

1. Crisi economica e finanziaria globale, con enormi debiti pubblici.

2. Aumento della conflittualità tra gli stati e nuove guerre per le risorse energetiche e naturali (petrolio, land-grabbing).

3. Aumento del prezzo dell’energia.

4. Riduzione di produttività agraria e disponibilità alimentare a causa dell’aumento del prezzo del petrolio e dei cambiamenti climatici.

5. Instabilità sociale e migrazioni, masse incontrollabili di profughi climatici.

6. Riduzione del benessere e della qualità di vita.

7. Aumento delle disparità sociali.

8. Aumento della disoccupazione.

9. Rischio di derive autoritarie e riduzione della democrazia (dove c’è).

LA RICETTA PER INIZIARE IL PIANO B

Il piano A è la vostra vita di tutti i giorni. La sveglia suona, accendete la luce se è inverno, fate la doccia calda, fate colazione con prodotti ben sigillati in confezioni che mostrano campi di grano e famiglie sorridenti, salite in auto, vi mettete in strada sfidando il traffico, accendete il computer in ufficio, andate a mensa e potete permettervi di lasciare la metà del cibo nel piatto sapendo che verrà buttato nei rifiuti, tornate a casa e pensate al fine setti-mana quando andrete a fare più o meno le stesse cosea qualche centinaio di chilometri da casa vostra, magaricon un volo low-cost.

In tutte queste operazioni l’acqua esce dai rubinetti, lacorrente fluisce nei cavi, il gas sibila dal bruciatore, la benzina viene fuori dalle pompe, il caldo dai radiatori, il freddo dai condizionatori, le fognature portano via le sozzure, i camion portano via i rifiuti, altri camion portano cose da mangiare, altri camion portano molte cose utili e ancor più camion ne portano di inutili, i treni partono e arrivano, anche se in ritardo, gli aerei decollano e atterrano, gli ospedali, magari così così, ma vi curano, lo Stato più o meno vi tutela. Ma avete un piano B nel caso tutto ciò che oggi date per scontato non sia più così facilmente disponibile? Ovviamente no.

Questa non è per niente una profezia di sventura, ma vuole essere una realistica presa di coscienza della fragilità del nostro sistema ambientale ed economico, così che una piccola parte del nostro cervello, elabori giorno per giorno pezzi di piano B che potrebbero sempre tornare utili. Se poi non ce ne sarà bisogno, meglio così! Invece diamo l’impressione di camminare come sonnambuli in un campo minato.

Quindi la ricetta per iniziare è:

1. Usare meno energia e ottenerla il più possibile da fonti rinnovabili.

2. Stabilizzare la popolazione terrestre e a lungo termine lasciarla diminuire verso quota due miliardi, un numero ritenuto sostenibile.

3. Riciclare tutto il riciclabile.

4. Produrre e mangiare cibo locale: meno globalizzazione, più autoproduzione.

5. Minimizzare lusso e superfluo.

6. Eliminare gli sprechi, ovunque!

7. Abolire il Pil.

8. Ridurre l’orario di lavoro.

9. Utilizzare il più possibile il telelavoro e smaterializzare l’economia.

10. Ridefinire il concetto di benessere.

11. Riacquistare il contatto con il Pianeta Terra e la sua straordinaria bellezza naturale.

12. Non lasciare che sia l’economia a guidare la politica.

13. Affiancare agli economisti ecologi e filosofi.

14. Adottare una nuova moneta basata sul contenuto di energia e materia degli oggetti e dei servizi.

15. Fondere carri armati e portaerei e trasformarli in cose più utili.

16. Passare dalla competizione/competitività alla cooperazione/condivisione.

17. Ascoltare la scienza, incoraggiare la ricerca, favorire lo scambio di informazioni.

18. Eleggere rappresentanti politici giovani e preparati.

19. Respingere la pubblicità, non farsi imporre un modello sociale basato sull’apparenza.

20. Fare gruppo con chi ha gli stessi problemi e non rincorrere desideri irrealizzabili.

21. Limitare l’assunzione di televisione spazzatura (preferire la lettura di giornali e libri).

22. Scegliere come utilizzare risorse scarse e dare priorità alla garanzia di livelli essenziali di benessere: casa, acqua calda e riscaldamento; almeno una parziale autosufficienza alimentare.